Teatro

Speciale Versiliana 2010 : Alessandro Benvenuti è ' Zio Birillo'.

Speciale Versiliana 2010 : Alessandro Benvenuti è ' Zio Birillo'.


Alessandro Benvenuti è “Zio Birillo” al Festival La Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lu). Un racconto in 15 canzoni scritte, musicate e cantate dall’attore e regista toscano, accompagnato dalla sua band per fissare, nel tempo, un percorso di appartenenza, alla sua terra e alle sue origini - la piccola frazione del comune di Pelago in provincia di Firenze - ma anche un percorso di crescita verso una maturità artistica piena di sfaccettature che “oggi – scrive tra le note di regia Benvenuti - mi permetterà con serenità di ricordare a me stesso di essere stato in un lontano passato un perfetto Zio Birillo”. Lo spettacolo è prodotto da Roberto Toni e dal Teatro Stabile di Firenze.
Tra gli appuntanti più attesi della stagione di prosa del Festival La Versiliana promosso dalla Fondazione e dal Comune di Pietrasanta, socio fondatore assieme alla Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana, il giancattivo si cimenta con la forma del concerto-teatrale portando in scena, venerdì 16 luglio (inizio ore 21,30. Prezzi: Poltronissima 30,00; Poltrona I settore 20,00; Poltrona II settore 15,00; Tribuna 10,00) l’ultima e innovativa sua creazione frutto di due delle sue più grandi passioni: il teatro e la musica. Uno spettacolo ancora mai visto, che proprio dalla Versiliana, dopo le prove generali a Lari, in occasione del Festival Collinarea 2010, la sera prima, si presenta al grande pubblico e alla critica nazionale.
“Accadde – scrive ancora nelle note di regia il protagonista di “Benvenuti a casa Gori” - che ci fossero dei ragazzi grandicelli che giocavano a pallone nel piccolo cortile interno del circolino dei preti di via San Francesco. Io vivevo con i genitori e i nonni materni, un numero civico prima, e l’orto di casa nostra confinava con quel circolino. Poi la palla cadde di sotto, là dove una locale impresa edile stava facendo lo scavo, confinante appunto con il muro del circolino, per gettare le fondamenta di quella che sarebbe diventata poi la Asl del paese oltre che uno degli edifici più brutti che siano mai stati costruiti a San Francesco, frazione del comune di Pelago, Provincia di Firenze. Come fare adesso a riprenderla quella palla essendo di sabato e non essendoci operai ai quali urlare:…”ce la ributti?”. Il ragazzo più grosso si rivolse allora verso di me che li guardavo giocare mangiando una fetta di pane con il vino e lo zucchero (“Fà sangue! Diceva nonna Lucia) e vedendo che alle mie spalle, poggiata contro il muro, c’era una lunga scala di legno di proprietà dello zio dei miei nonni che abitava al primo piano della stessa nostra palazzina mi chiese torvo: “Prestacela”. “Non posso – risposi io – è di mio zio”. “E noi la si piglia uguale!” tuonò minaccioso il bullo muovendosi verso di me per scavalcare il muretto di divisione. Allora io, preso dal panico cominciai a urlare: “Zio Zio ti voglion piglià la scala! Zio Zio!” rimandando in tal modo a lui la soluzione del problema. E fu così che, per quei bulletti che durante le elezioni politiche andavano a distribuire il materiale di propaganda della DC e nei giorni festivi servivano la messa, da quel giorno diventai “Zio zio”. Nei paesi chi non ha un soprannome esiste meno. Ora esistevo anch’io. Poi, data la mia altezza, il soprannome cambiò nei mesi successivi fino a diventare “Zio Birillo”. Poi arrivarono i Beatles, i Beatnik, la Beat Generation, i laburisti in Inghilterra, l’alluvione a Firenze e dintorni, Corto Maltese….insomma qualcosa si mosse. Sentendo sulla mia pelle il mutare dei tempi condussi una battaglia lunga dura e pura perché quel marchio d’infamia legato a un attimo di panico che mi aveva colto invocando lo zio fosse cancellato. Occorsero tre mesi durante i quali non risposi a nessuno che mi chiamasse in quel per tutti, capendo che non scherzavo, si scordassero chi ero stato restituendomi quel rispetto che adesso mi meritavo. Così divenni Alessandro. O anche Sandro. E poi “Vercinge”, perché nel frattempo avevo formato un gruppo musicale con degli amici; band che dopo lungo pensare chiamammo “La Vercingetorige Six Company”. Del gruppo io ero cantante e leader indiscusso. Passare dal pavido richiamo d’aiuto a uno zio, all’essere un capo dei Galli che era stato il “regista” di una ribellione nazionale contro l’imperatore Cesare….eh beh, c’era un bel salto di qualità. Poi il tempo ha fatto la sua parte”.

 

 

La  recensione dello spettacolo da me visto il 16 luglio 2010 alla Versiliana di Marina di Pietrasanta

 

 

Zio Birillo , pardon Alessandro Benvenuti , si racconta , o meglio apre il suo cuore al pubblico con 14 “ pezzi “ da lui scritti e musicati. Un fiume in piena di parole e suoni gutturali che costituiscono in scena il quinto musicista dotato di un proprio strumento eccezionale : la voce e che voce! Narrante storie ,teatrale quel tanto per fare riconoscere timbri ed impostazioni da vero istrione , ma con espansioni sul pentagramma degne del migliore cantante .

Toni confidenziali alla Gaber conditi con espressività da vero vocalist alla Dalla , danno vita ad una serie di personaggi , situazioni ed ambienti che si susseguono spazialmente e temporalmente con “ foga “ , accompagnati , sostenuti , integrati in una “ band “ fatta di musicisti eccezionali “ battezzati “ dal grande Alessandro con il nome “ I Suscettibili “.
Un nome che vuole indicare un pregio od un difetto ? Non c’è dubbio , un’ unica e rara sensibilità derivante da una grande personalità musicale che viene coordinata nella espressività ritmica di Benvenuti .

Una confessione in musica , un testo teatrale che si snoda come un fiume in piena tramite 14 canzoni che si susseguono con ritmi incalzanti e talvolta frettolosi , come per togliersi un pensiero : niente pause per sé e per il pubblico in sala . La concentrazione deve rimanere elevata , all’anima non si fanno sconti : tutto vero ed in diretta . Il cuore deve sussultare.

Si dice che le arti sono sorelle , per questo Benvenuti le ha messe insieme : la sua lunga e felice esperienza di attore integrata con la vena poetica che ha “ partorito “ 14 canzoni con tanto di testo e musica sono andate stasera ,sul palco della Versiliana, a braccetto con la sua militanza nella band rockettara degli anni ’60. 
Un mix notevole , anche nei volumi da stadio , che ha generato un nuovo tipo di spettacolo che porta nel teatro italiano una “ refola “ di aria fresca dopo l’ondata di “ simil-musicals“ che stanno affollando le scene nazionali ed internazionali.